La maternità surrogata è una tecnica di riproduzione assistita, attraverso la quale un bambino viene portato in grembo da una donna (chiariamo che il termine madre surrogata è un termine che non deve essere utilizzato) che non sarà la madre biologica, poiché l’embrione impiantato non ha alcun legame genetico con lei.
Ogni anno centinaia di coppie o singoli individui ricorrono alla maternità surrogata per realizzare il sogno di una vita: diventare genitori.
La maternità surrogata è un processo complicato che combina la medicina più avanzata, le leggi di ogni Paese (quasi sempre contraddittorie o incompatibili), le lingue e le diverse usanze. Un processo complicato in cui nulla può essere lasciato al caso. Non è un lavoro per dilettanti con buone intenzioni ma poca esperienza.
La maternità surrogata, comunemente nota anche come “utero in affitto”, è una tecnica di riproduzione umana assistita in cui una donna, detta madre surrogata, offre la sua capacità gestazionale a un’altra persona o ai futuri genitori, detti anche genitori committenti, affinché possano realizzare il loro sogno di diventare genitori.
Il processo della maternità surrogata si realizza attraverso la fecondazione in vitro, o FIVET, in cui i gameti provengono dallo sperma dell’uomo e dagli ovuli della futura madre. Se uno di questi membri non è in grado di fornire i propri gameti, può ricorrere alla donazione di gameti, tramite donazione di ovuli o di sperma, nel paese in cui si sottopone alla maternità surrogata.