In ambito civile, la Corte Suprema non lascia spazio a dubbi: i contratti di maternità surrogata continuano a essere contrari alla legge spagnola. Le sentenze più recenti, come la sentenza della Corte Suprema 5879/2024 e la sentenza della Corte Suprema 496/2025 , insistono sul fatto che la pratica viola la dignità della donna e l’interesse superiore del minore.
Da questo punto di vista, le sentenze straniere che riconoscono i genitori committenti non possono avere effetto automatico in Spagna.
Eppure, in ambito sociale, la logica è diversa.
Lo stesso tribunale che dichiara nullo il contratto riconosce il diritto all’indennità di maternità o di paternità . Un apparente paradosso che, in realtà, rivela un’idea fondamentale: lo Stato non può punire un bambino per il modo in cui è stato messo al mondo.
La lettera e lo spirito della legge
Nella sentenza STS del 25 ottobre 2016 , la Corte ha affermato:
“La norma non è così restrittiva da impedirne l’interpretazione nel senso più favorevole agli obiettivi costituzionali della tutela dei minori.”
(Potere giudiziario, ECLI:ES:TS:2016:5375)
Questa sfumatura è fondamentale. La Corte Suprema interpreta le norme sul lavoro e sulla previdenza sociale con un approccio finalistico : l’obiettivo non è definire chi è la madre, ma proteggere il neonato.
Nella sentenza STS del 16 novembre 2016 , la Corte è andata oltre:
“Non concedere l’indennità di maternità costituirebbe discriminazione… in violazione degli articoli 14 e 39.2 della Costituzione.”
In questo caso, la Corte Suprema fa appello direttamente all’uguaglianza davanti alla legge e al dovere dello Stato di garantire la piena tutela delle famiglie e dei minori.
Il paradosso spagnolo
Questa dualità – rifiuto del contratto, ma riconoscimento dei diritti del minore – riflette la tensione tra diritto civile e diritto sociale.
A livello civile, la priorità è evitare la mercificazione del corpo della donna.
A livello sociale, la priorità è non punire il minore per una decisione che sfugge al suo controllo.
Il risultato è una dottrina ibrida, ma profondamente umana. E sebbene alcuni giuristi temano che questa interpretazione possa aprire scappatoie per la convalida della maternità surrogata, la verità è che la Corte è stata molto chiara: non si tratta di legittimare, ma di proteggere.
Una giurisprudenza che potrebbe segnare il futuro
In pratica, le sentenze del 2016 non sono un semplice aneddoto. Hanno ispirato decisioni successive e servono da riferimento per giudici e avvocati odierni.
Ciò che emerge da esse è un principio semplice ma di enorme importanza:
“I bambini nati tramite maternità surrogata non possono essere lasciati in un limbo di diritti.”
Questo principio, al di là dei dibattiti ideologici, indica un valore essenziale: la tutela dei minori come asse portante dell’ordinamento giuridico.
La Spagna, come altri paesi europei, continua a ricercare un equilibrio tra etica, diritto e realtà sociale. Ma mentre il dibattito prosegue, la Corte Suprema ha lanciato un messaggio chiaro: nessun bambino dovrebbe pagare il prezzo di una disputa morale o politica.
